martedì 29 aprile 2014

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Mio marito ha inventato una favola:  un viale alberato che vuole accompagnare la nostra vita , inizialmente fresco e giovane e poi man mano autunnale. Ho dipinto il quadro e l’ho intitolato “ I colori della vita”. Con questo ho partecipato al concorso La Rosa d’Oro 2014 del Gruppo artistico Rosetum.
Non ho vinto ma non è andata male. Dalla votazione aperta al pubblico ( e io non ho portato amici sponsorizzatori !!) ho ricevuto buoni consensi.  Ho raccolto anche consigli da parte dei pittori partecipanti  e cercherò di metterli  in pratica con qualche ritocco al quadro. Questa è la versione originale.

 












Ho trovato anche una fotografia che metteva in risalto il gioco d’ombre di una tenda su un  muro e ho voluto dipingerla completandola  con l’immagine di due giovani che dormono abbracciati . L’ho intitolata “Poesia delle Ombre” e ho partecipato con questo quadro al Concorso “Un uomo, una donna” organizzato dal Gruppo Sirio a Villa Scheibler.

Se i miei nipoti avessero otto anni

Se i miei nipoti avessero otto anni sarebbero ragazzini veramente indaffarati, tra corsi di lingue, di nuoto, di pianoforte, di ballo e ore destinate al computer e ai messaggini sul telefono. Ma forse la curiosità e il gusto della sorpresa li farebbe star bene anche qualche ora con la nonna, che in fondo non capisce proprio tutto di quello che stanno facendo ma è capace di farli ridere.
Li porterei al Museo della scala di Milano in via Bergognone. Già li vedo con il nasino in su, davanti a scenari incredibili, a colonne di cartapesta lucidate a …..marmo, a scudi luccicanti e prue di velieri antichi. E lì saprebbero che … è tutto finto e tutto …. fatto a mano.  Nella sartoria piccoli straccetti colorati danno  vita a giullari medioevali , a gladiatori romani e ancelle romantiche . E mille e mille bottoni, nastrini, perline, pizzetti aspettano pazientemente il proprio ruolo. E poi le vetrine con i  costumi, usati nelle prime della Scala dalle origini del Teatro, enormi, forse un po’ lisi e leggermente impolverati nonostante la cura con cui vengono conservati  ma sempre sontuosi e affascinanti.
Un altro giorno, a sorpresa, vorrei capitare nella bottega di un calzolaio. E’ incredibile quante scarpe e borse e cinture abbiano bisogno di una riparatina.  L’odore della colla è un po’ forte, ma quanto è veloce la mano che taglia con il coltellino la suola e poi rapidamente la tiene sotto il rullo per levigarla. Una lucidatina  e… la scarpa riappare …. nuova.  Forse questo ai ragazzini interesserà meno, quando mai metteranno una scarpa … normale e non di gomma ??  Però con tutti quei ritaglini di cuoio e pelle , colorati e morbidi, quante cose ci puoi fare !!
I miei nipoti non devono aver paura di sporcarsi le mani. Dobbiamo provare un giorno a piantare i bulbi dei tulipani o degli iris , i buchi nella terra devono essere ben profondi e distanziati per permettere alle radici di svilupparsi bene . E che sorpresa l’anno dopo quando per ogni bulbo ne ritroveranno quattro o cinque !!
Un domenica mattina verniceremo a nuovo la mia vecchia cassettiera, e se i ragazzi lo vorranno applicheremo ritagli floreali per abbellirla. Un colore per ogni cassetto ?? Perché no !! Se la compri in negozio la chiamano vintage e te la fanno pagare un pacco di soldi, ma è sempre la stessa vecchia cassettiera. Vorranno i ragazzi toccare  l’argilla?  credo di si, è troppo divertente,  anche se dopo non sai proprio dove metterle quelle mani così imbrattate.  Ma i vasetti che puoi fare, i piatti …. E dopo averli fatti cuocere, via con il colore, e qui saprò dire la mia! Dovremo trovare anche un elettricista che ci spieghi finalmente come dobbiamo  distinguere i fili rossi e blu e neri senza rischiare di morire fulminati.  Un bravo muratore ci insegnerà a usare un trapano e ci spiegherà che non tutte le viti sono uguali e che quindi tanti strumenti della sua borsa nera hanno un senso.
E se ci mancassero gli spunti? quanti e quanti altri mestieri  possiamo scoprire: le sartorie, le ricamatrici , le legatorie … per non parlare delle officine e degli elettrauto.
E  … il tecnico delle luci che accende l’incantesimo sugli spettacoli in piazza, ma come farà!!

Si annoieranno i ragazzi con me? Non lo saprò mai ….ma starò attenta a non fargli mai mancare un buon gelato o una libidinosa fetta di torta alla fine di ogni nostra avventura.
Sarò riuscita a suggerire loro un mestiere, una passione??  Almeno avrò provato!! E se da grandi saranno diventati manager, perché è questo che vorrebbero diventare tutti i nostri ragazzi laureati, almeno saranno capaci di cambiarsi una lampadina o stringere un bullone.  E che figurone con i loro compagni !!

lunedì 28 aprile 2014

A proposito di...anniversari


Il 29 aprile di quarant’anni fa un bel ragazzo mi baciava, in macchina, davanti al Liceo Classico Manzoni , tardo pomeriggio. Quel bacio  era stato da me tanto desiderato ma, quasi  immediatamente, la dolcezza del momento si era parzialmente trasformata in un lievissimo anelito di ansia.

Reduce da un amore coccolone, che mi aveva ricoperta di fiori e peluches, questo ragazzo un po’ chiuso, introverso, sicuramente predisposto ai no piuttosto che ai si, poteva ispirare sentimenti contrastanti e il percorso che iniziavo non nascondeva sicuramente molti e molti paletti.
Eppure la dichiarazione l’avevo fatta io, “perché non proviamo a metterci insieme?”, e quindi la fatidica zappa sui piedi me l’ero tirata tutta da sola.  Ma io continuavo a vedere in quel giovane uomo qualcosa di grande che anche lui non riusciva ancora a vedere.
Per i ventenni della mia generazione l’ amore è percepito come eterno, o precisamente l’insieme della vita ha una connotazione di “eternità” . La nostra percezione di essa  non contempla nessuna evoluzione  peggiorativa. E se sui banchi di scuola ci sentiamo un po’ cretini e inadeguati, il nostro futuro ci appare liberatorio, come superamento di tutte le nostre fragilità e debolezze e vediamo davanti a noi il trionfo di tutto il meglio che ci è consentito immaginare. In beffa agli esempi che ci circondano, le madri, le nonne, e ai soliti cantilenanti discorsi, “proverai anche tu ….”    non ammettiamo défaillance, non prevediamo declini. E nel pieno della nostra forza fisica e mentale, quando spostare i mobili o caricare le valige in macchina …. ci mette solo appetito e possiamo tranquillamente perdere una intera notte di sonno e guidare sino a Roma  con un bel caffè doppio in corpo , non possiamo neanche lontanamente immaginare che queste prestazioni sono …. a tempo determinato.
Possiamo a vent’anni immaginare quanto può logorarti il mal di ginocchio al mattino, o minimamente pensare che un giorno non potrai più bere bevande gasate e la torta con la panna ti farà venire il mal di pancia?? ….. eppure !! 
Conclusione: apprezzare da giovani tutto il bene che ti circonda (e che ti circonda unicamente  perché sei giovane!!), sfruttare tutti i momenti della tua vita senza sprechi e senza elucubrazioni mentali e imparare ad essere sincero con te stesso (ballare mi piacerebbe da morire ma mi invento un sacco di scuse per non andarci perché mi vergogno di sentirmi goffo).La vita a due non è semplice. Da giovane devi smussare gli spigoli, ma tanto tanto, devi firmare armistizi       ( due giovani …..estranei.. dichiarano facilmente guerra per conquistare il territorio e nessuno dei due ammette di perdere).  Solo se riuscirai a invecchiare insieme a lui potrai gustare i momenti in cui ti sarà passata la voglia di …attaccar lite !
La mia ricetta ?? Non ho mai voluto cambiare la persona che ho avuto accanto ma ho cercato di capirla profondamente e di assecondare i suoi desideri.
Il mondo è pieno di madri che amano la propria maternità ma non conoscono i propri figli o mogli che amano il proprio ruolo di donna sposata ma sono annoiate dal proprio marito. E credo che questo sia più tipico delle donne che non degli uomini. Da che mondo e mondo, le donne devono, ….. dovevano  sacrificarsi … per la famiglia!  
Un’ altra perla di ricetta ?  Posare sul piatto della bilancia tutti i pregi del tuo compagno e, quando riconoscerai di non poterne più fare a meno, offrirgli  lo sconto per i difetti che sicuramente ha.
Se anche lui saprà fare lo stesso, ti sarai conquistata un compagno con cui spartire il mal di ginocchio e …brindare ad …acqua naturale………….ma per questo sarà passato molto  ma molto tempo.

domenica 27 aprile 2014

Perchè non parli, ovvero....storie di ordinaria pittura.

Rivolgere ai miei lavori la richiesta di parlare è sicuramente inadeguata ma un accorato invito a partecipare e assecondare i miei sforzi con un risultato modesto ma decoroso è il minimo che io posso pretendere da una tela dopo tanta mia dedizione. Dipingere è faticoso. Soprattutto a Milano, in quei mesti pomeriggi senza luce dove da un momento all’altro ti aspetti un attacco di pioggia a catinelle, resistere alla tentazione di un’avvolgente dormita sul divano con la tua copertina di Linus per sederti davanti al tuo cavalletto è una scelta quantomeno stoica. E sono proprio questi i momenti in cui vorresti che dalla tua pennellata un po’ svogliata nascesse per incanto un effetto spettacolare , quel tocco che trasforma e accende il tuo lavoro e lo rende speciale. Ma a me non succede. Come non succede alla stragrande maggioranza dei pittori. Gli effetti spettacolari vanno conquistati, non estratti a sorte. Bisogna quindi imparare a organizzare le proprie risorse. Il raggiungimento di un risultato, credo in tutti i campi, è soltanto frutto di tanto e tanto esercizio nel quale abbiamo collezionato errori che alla lunga dovrebbero aiutarci a migliorare. Nei momenti in cui non possediamo tutta questa pazienza forse dovremmo convincerci a fare altro. Il nostro amore per la pittura non deve essere vincolato al “fai da te”. Una passeggiata sino ad una Galleria d’arte o a un museo ci regala la possibilità di appagarci con opere, prima di tutto già fatte dalla fatica di altri e inoltre già fatte …tanto bene …da poterci offrire la soluzione di tanti nostri dubbi e incertezze. E’ piacevole vedere un DVD di pittura o anche semplicemente un documentario sulla natura dove puoi ritrovare colori e paesaggi incredibili. Forse prima ancora della padronanza della tecnica pittorica dovremmo imparare a guardare quello che ci circonda in una luce pittorica. La mia insegnante di pittura sostiene che l’oggetto che scegliamo da ritrarre è del tutto secondario, è semplicemente il pretesto per iniziare il lavoro. Poi la pittura deve essere in grado di superarlo. Credo abbia ragione. La difficoltà più grande, per me che amo i colori e la natura che mi circonda, è abituarmi a partire da un particolare, da una “porzione” di paesaggio e riuscire a far nascere da quella piccola briciola di “mondo” la sensazione che l’insieme mi ha inspirato. Io vorrei riprodurre il tutto nel suo insieme, perché è il tutto che mi colpisce ed affascina, ma questa non è una scelta pittorica. Qualche mio amico mi chiede cosa di mio voglio comunicare con la pittura. Io non voglio comunicare con la pittura le mie paure, le mie angosce o le mie aspettative disattese. Per me è più semplice descrivere con le parole questi miei stati d’animo. Attraverso la pittura vorrei invece semplicemente condividere la vibrazione dei colori e delle luci e degli spettacoli che percepisco nella natura che mi circonda. Vorrei essere capace di ispirare con un mio quadro il ricordo di un’ emozione e di uno stato d’animo che anche altri hanno provato come me in certe situazioni. Ad esempio la profondità del silenzio con cui, in una giornata al mare, abbiamo fissato lontano l’orizzonte nel momento in cui il sole tramontava e tingeva di rosso il mare e lì siamo rimasti immobili e senza parole sino a quando l’ultimo raggio non è scomparso. Oppure quando in campagna abbiamo chiuso l’ombrello e abbiamo respirato l’odore dell’erba bagnata, e insieme all’odore resta impresso nella nostra memoria il colore vivo delle foglie bagnate e il riflesso lucente delle gocce d’acqua sui petali dei fiori. O quando in ferie, dopo chilometri di macchina, siamo arrivati alle due del pomeriggio in un paesino assolato, nessuno nelle strade, e solo il fruscio dei rampicanti e il gioco d’ombra delle foglie riflesse sui muri bollenti. Luci e ombre potenti, violente, calore e brezza sulla pelle, e profumi di fieno in lontananza. O un mazzo di fiori ricevuto, il profumo dolce e il colore impalpabile dei petali e il lento movimento che li fa schiudere del tutto e poi sfiorire. O un nudo di donna che riporti alla memoria una prima carezza rubata e il turbamento delle pelle sotto il vestito e il profumo dei capelli tra le mani. Può un quadro riaccendere in te un’emozione tridimensionale, può fondere la percezione del colore e dell’odore e del tuo batticuore. Guardando il quadro che un altro ha dipinto, possiamo far riaffiorare in noi le nostre intime emozioni e il ricordo di un sentimento lontano che comunque abbiamo provato e che possiamo riconoscere? Quindi dipingere può significare condividere, come su Facebook. E dunque, quello che ti permetto di condividere è l’insieme delle mie emozioni, la mia visione del tutto particolare del mondo e lo stile del tutto particolare con cui ho scelto di esprimerlo. Decisamente non è poco.