giovedì 21 agosto 2014

L'odore dei ricordi

Anche l’estate di quest’anno è …evaporata in un attimo.
Sicuramente il termine evaporata, che rendeva così bene il concetto gli anni scorsi,  riferito a questi mesi passati  non è corretto, le temperature autunnali che abbiamo ricevuto in dono non potevano certo far evaporare niente.  Diciamo quindi che la nostra bella estate si è cristallizzata e sta lentamente diventando un ricordo.  
                    L’estate per me è spesso tempo di ricordi.
Se mi allontano da Milano, in qualunque luogo io vada, mare , montagna, città nuove, scopro sempre un momento, con un’atmosfera particolare, che riporta la mia mente lontano e mi fa ricordare, forse alla ricerca di assonanze, di deja vu, di emozioni già vissute.
Per un’aspirante pittrice come me è doloroso ammettere che nei miei ricordi più nitidi non prevalgono i colori, anzi sono pochissimi, legati a certi vestiti che ho amato, a certi arredamenti familiari, a pochi mobili, a qualche nastrino.
La sensazione invece che riemerge sempre intatta e inconfondibile riguarda gli odori.
Alle volte me li ritrovo intorno, intatti, e immediatamente si accende l’immagine di allora , alle volte sono soltanto simili e, come in un puzzle, li devo ricomporre, con pazienza.
Odore di cipria, ed ecco il viso di mia mamma accanto al mio, è venuta a prendermi a scuola, sono piccola. Solo un po’ di cipria e un filo di rossetto, era bellissima. “Le mani curate, i capelli in ordine, belle scarpe pulite ai piedi, basta questo per essere belle” era la sua filosofia  e in effetti su di lei bastava un vestitino, era comunque bella.
I pomeriggi d’estate, subito dopo mangiato, si stendeva a letto per un piccolo riposino. Se mi vedeva gironzolare intorno mi chiamava nel lettone, mi avvolgeva con le braccia nel suo grembo e così si addormentava. Io non dormivo, fissavo estasiata il gioco della luce del sole che penetrava attraverso le fessure della tapparella, la tenda socchiusa che danzava appena alitava un filo d’ aria e in mezzo granelli di polvere al sole che sembravano accendersi d’oro. Quell’aria assolata aveva un suo profumo, fresco, che si mescolava all’ombra della stanza e al profumo di bucato della federe, sempre pulite e ben stirate, e forse al mio sudore di bambina.   Al risveglio il profumo del caffè inondava la casa.

Mio padre si metteva la brillantina Linetti e l’acqua di colonia Pino Silvestre Vidal, se gliela regalavamo anche l’ Atkinson, alla  lavanda. Non mi ricordo un suo abbraccio, ero troppo piccola per ricordarmi quando lo faceva e poi, più grandina, non lo faceva volentieri, dovevo proprio stringerlo io per abbracciarlo. Però la domenica mi portava con lui in Piazza Duomo, è in ascensore che sentivo forte l’odore della brillantina, andavamo a comprare il Corriere, per me Topolino, e con quel giornale tenuto tra le mani dietro la schiena entrava in Duomo e si fermava davanti a una sua Madonnina, pochi secondi, e poi un segno della croce veloce che sembrava si vergognasse. Per me, in quella Chiesa che mi vedevo immensa sulla testa, un odore speciale, forti incensi, odore di cantina,  di cera,  di stantuffi bruciati.  Quella penombra era per me un’atmosfera suggestiva, era direi ora …esoterica?? All’uscita, un vassoio di paste al Motta oppure le pizzette segrete al Bar Zucca, te le mettevano in uno scatolotto di cartone quadrato con la maniglietta per portarlo e  con i divisori dentro per le pizze, una sopra l’altra, quattro. Odore di pizza e cartone, inconfondibile.
La scaloppina che mia mamma mi portava dalle Suore a mezzogiorno, per pranzo, anche se appena fatta, in quel contenitore di alluminio messo a scaldare nell’acqua bollente prendeva un odore non buono, ma penso di averla mangiata lo stesso. Erano sicuramente più buoni i maccheroni, odore di pomodoro poco cotto,  con il formaggio grattugiato sopra ..un po’ effetto colla!!
La mattina che ho preso la mia prima comunione, le suore hanno preparato la colazione.
Sento il profumo della cioccolata, che si è poi rivelata  molto blanda, per niente densa, in tazzoni grandi, un po’ sbeccati. Da intingere una michetta un po’ secchetta, vuota dentro. Pero’ me la ricordo molto buona.
Odore di gomma, ma  piacevole.. ah si, la mia boule dell’acqua calda. Quanto l’ho abbracciata a letto per scaldarmi, c’era tanto freddo in casa la sera quando io ero piccola. Il calore della boule esaltava l’odore della coperta nera … o forse marrone , io la chiamavo militare, era pesantissima, anche un po’ ruvida, ma mi sembra che non scaldasse niente!!   In un certo periodo mia mamma metteva nei letti, all’altezza dei piedi, credo un mattone rovente prima che andassimo tutti a letto, per farci trovare le lenzuola  calde, ma non mi ricordo tanto bene di questo.   Odore di soda e sapone, quando le lenzuola bollivano nel pentolone. E lo stesso profumo ancora, quando asciugavano stese in terrazzo.

Odore di Vicks Vaporub sul petto e sulla schiena, ho il raffreddore.
Odore di …. un bagnaticcio male asciugato, non buono,  i miei calzettoni di lana quando sfilavo i piedi dalle galosce di plastica. Terribile!
Naftalina. Primi giorni di freddo. Ecco il cappotto … dell’anno scorso…. un po’ più corto.
Quando è nato mio fratello avevo dieci anni, e l’unica cosa che volevo fare era tenerlo in braccio e stringerlo, doveva essere il mio bambolotto. La pelle delle sue braccine morbide, odore di  miele, frutta, borotalco, latte, dolcissimo e inebriante, tenero. Sugli altri della famiglia, su tutti gli altri, l’odore acido del latte, non buono,  perché in fatto di rigurgiti mio fratello non risparmiava nessuno!!   

Odore di menta, la mia preferita.
Zolfo. E’ Natale. L’albero si accende di scintille scoppientanti. E insieme… il respiro dei rami di pino…vero. Magico!!
Una sigaretta accesa, Marlboro, mi è sempre sembrato un profumo fino a quando ho smesso.
Legna che brucia, due passi in Valsesia.
Odore di…..Loden bruciato ?? E’ capodanno,  a Lesmo, stiamo arrostendo il Maialino in giardino!! Ma che buono!!
Odore di .. benzina ?? Caccia ai tarli, il parquet del monolocale che ho affittato ha .. ospiti !
Adolescente, mi vedo in casa, davanti alla porta finestra che da sul terrazzo, estate. Ero fuori a leggere ma si è messo a piovere. Sono scappata in casa e guardo fuori. Piove ancora. Nasce un odore intenso, indimenticabile. Le piastrelle del terrazzo, e in alcuni punti il catrame della copertura del manto,  roventi dal sole di luglio e bagnati improvvisamente dalla pioggia, gocce sulle foglie dei rampicanti, nella terra dei vasi di ortensie, sull’uvetta americana dei rami. Tutto orchestra una sinfonia di profumi.
Già allora ne ero estasiata.

Odore di oleandri. Sono a Tonfano, in Versilia, è sempre estate, sedici anni. Posso noleggiare la bicicletta e corro, tra i viali alberati paralleli al mare. Anche l’aria che sento sul viso ha un suo odore, terra, sale, erba, resina. E se piove per un attimo, il temporale estivo che dura cinque minuti, il profumo degli oleandri copre tutto, è intenso. E su di me, in quei momenti, l’odore della libertà che assaporavo, la gioia della corsa e … qualche sogno ad occhi aperti !!
Non posso mai dimenticare l’odore della persona che amo, che ho amato. Sono … entrata nel suo territorio e ho rubato il suo respiro. Me  lo ritrovo con me, me lo riconosco addosso, sui vestiti che ha indossato, sui miei vestiti, tra i capelli.  Quando ero giovane  tutto era molto intenso, irruente,  bianco o nero,  estasi o abisso, passione totale o angoscia straziante. Le fragranze erano forti, gli odori marcati.  Con l’età tutto si è un po’ smorzato, sono nati i toni del … grigio, delle possibilità, gli spigoli… arrotondati non pungono più, il profumo è più lieve, delicato e fragile, come più fragile sono diventata anch’io. E’ una dolcezza con un profumo meno distinto, più discreto,  sempre presente ma non invadente, perché ora sono io che  ho bisogno di questo.


     

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